Dichiarazione del segretario generale Uil Emilia Romagna, Marcello Borghetti sulla sanità regionale
«Allo choc iniziale è subentrato prima lo sbalordimento, poi l’incredulità, infine la rabbia: le affermazioni del presidente della Regione Emilia Romagna, Michele de Pascale sulla nostra sanità sono ciò che non avrei mai voluto sentire da un’istituzione che del diritto universale alla salute ha sempre fatto il suo punto di forza. Parole gravi, pericolose e foriere di una sanità futura che non vogliamo neppure prendere in considerazione.
Leggendo e rileggendo quelle incredibili asserzioni, ho subito pensato al celebre ‘Io non ci sto’. Non ci sto, non stiamo come Uil Emilia Romagna, a trasformare la nostra sanità in un servizio a geometria variabile, con sbarramenti geografici ed economici. Non credo di dover ricordare – a chi dovrebbe guardare alla Costituzione come a un vangelo laico – ciò che i nostri Padri costituenti hanno scritto in merito.
Che la nostra sanità sia malata (grave) e sofferente è sotto gli occhi di tutti. Ogni giorno per i cittadini, tutti, il ricorso ad una prestazione sanitaria è una via crucis tra liste di attesa interminabili, medici di medicina generale sempre più in crisi e il dover ricorrere al privato per vedersi garantito il diritto alla salute. Premetto non ho niente contro il ‘privato in sanità’, se calmierato, ma è vergognoso che i cittadini, per poter accedere ad una prestazione, siano costretti, ripeto costretti, a farvi ricorso al di là delle convenzioni sanitarie previste.
‘Io non ci sto’, caro Presidente, confido che le sue dichiarazioni (per di più con termini coloriti e comunque fuoriluogo) siano una voce del sen sfuggita. La nostra sanità, unica, universale, merita più rispetto. Lo meritano i cittadini che abitano dalle Alpi a Manzanarre, sulle cui spalle non vanno scaricati i costi della debacle generale; lo meritano i professionisti che la fanno funzionare e lo meritiamo anche noi, come sindacato, pronti a sederci ad un tavolo per trovare soluzioni adeguate senza ‘intasare’ la sua agenda».

